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La Flora del Parco
Il Parco è coperto in larga parte da boschi folti e rigogliosi, i cui esempi di maggior pregio sono localizzati nel complesso delle “Foreste Casentinesi” - dove si trovano le abetine monumentali di Camaldoli, Campigna e Badia Prataglia, le maestose faggete che coprono il crinale, i boschi misti delle zone più impervie ed i boschi della Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino - e nella foresta che avvolge il Santuario Francescano della Verna.
La vegetazione che copre i versanti del Parco è formata, alle altitudini più elevate, da uniformi faggete con vetusti faggi coetanei; solo raramente, nelle aree più inaccessibili, altre specie, quali il maggio ciondolo, l’acero montano ed il sorbo degli uccellatori, interrompono la monotonia della faggeta. Su alcuni tratti di crinale, tra i faggi si aprono aree aperte che ospitano una flora molto interessante; ai lembi di brughiera, mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) e mirtillo rosso (Vaccinium vitis-idaea) si alternano prati e affioramenti rocciosi che ospitano molte rarità botaniche, come la candida anemone a fiori di narciso (Anemone narcissiflora), la sassifraga alpina (Saxifraga paniculata), la stupenda sassifraga a foglie opposte (Saxifraga oppositifolia), la Sassifraga solcata (Saxifraga moschata). Nei prati di Poggio Scali si trova anche il raro botton d’oro (Trollius europaeus), dai luminosi fiori gialli. La viola di Eugenia (Viola Eugeniae), simbolo della flora italiana e caratteristica dell’Appennino centrale, e la genzianella di primavera (Genziana verna) formano ciuffi di intenso blu violetto. Lungo i ruscelli che scorrono nelle faggete cresce la tozzia (Tozzia alpina), una piccola pianta dai fiori gialli, diffusa sulle montagne europee, che trova nel Parco l’unico sito appenninico ed il più meridionale d’Italia. Uno spettacolo da non perdere, per gli amanti delle flora nemorale delle foreste, è la fioritura primaverile aprile-maggio) di cardamini, bucaneve, scilla e coridali, che fioriscono ai piedi delle faggete meglio conservate prima che le foglie sulle chiome, schiudendosi, oscurino il sottobosco. Più in basso al faggio si mescola l’abete bianco a formare una rara e preziosa consociazione tipica dell’Appennino; in questi boschi misti, alle due specie si aggiungono aceri, frassini, olmo montano ed arbusti di agrifoglio e di tasso.
Grazie all’opera dei monaci Camaldolesi che favorirono l’espansione dell’abete bianco per motivi pratici e per motivi spirituali, nel Parco si trovano impianti puri di abete bianco, le cui vette, alte a toccare il cielo, ispirano meditazione e preghiera. Esempi di abetine pure sono presenti nella foresta di Camaldoli, di Campigna e nell’abetina di Campo dell’Agio a Badia Prataglia.
Nei boschi di latifoglie della fascia submontana e collinare del Parco troviamo, tra gli altri, cerro, orniello, carpini, aceri, sorbi e rari esemplari di maestose roveri, mentre nelle zone più calde è la roverella a prevalere. In molte zone il bosco originario è stato sostituito da castagneti da frutto che hanno rappresentato una fonte primaria di cibo per le popolazioni montane. I campi incolti ed abbandonati vengono ricolonizzati da specie erbacee ed arbustive dalla fioritura particolarmente suggestiva, come la ginestra dei carbonai, la rosa selvatica e il biancospino. Gli ontani ed i salici bordano i corsi d’acqua ed occupano le zone acquitrinose del Parco, come accade nel bel pianoro della Lama; sulle sponde dei rivoli che solcano le faggete, in giugno si possono ammirare i grandi fiori gialli della calta palustre. I calanchi della Valle Santa ed i versanti erosi e scabri della parte romagnola del Parco sono contraddistinti da piante erbacee singolari, resistenti alla carenza d’acqua, come il bromo, la campanula toscana (Campanula medium), la carlina zolfina (Carlina utzka) e la sesleria italiana (Sesleria italica), endemica dell’Appennino tosco-romagnolo. Il Parco custodisce due rare e bellissime orchidee, Epipactis flaminia, specie scoperta e descritta di recente, ed Epipactis purpurata, segnalata nell’Appennino solo in questa zona, così come la felce Matteuccia struthiopteris.
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